20130221 Galloni

Molti studenti, già dalla scuola primaria per proseguire poi alle secondarie di primo e secondo grado, manifestano un “atteggiamento negativo” nei confronti della matematica: da cosa deriva questo comportamento?

Nel 1999, Brian Butterworth, importante studioso della materia, affermava che l’odio per la matematica poteva essere collegato al tipo di insegnamento, in particolare se troppo astratto e lontano dalla vita concreta degli alunni.

Un secondo elemento di negatività si può ritrovare in un ambiente sociale che sfavorisce l’apprendimento e quindi, non incentiva ad un atteggiamento di impegno e curiosità.

Un terzo elemento di difficoltà è l’ansia che spesso ne viene associata. Sono in molti gli studenti ma anche gli adulti che vivono con forte preoccupazione le richieste che coinvolgono numeri oppure operazioni.

Inoltre, il linguaggio matematico non è affatto un linguaggio naturale: ha bisogno di essere appreso e padroneggiato.

Quali sono le principali difficoltà che i bambini incontrano nell’apprendimento della matematica?

Difficoltà di codifica e decodifica: molti bambini, già dalla scuola primaria, si bloccano davanti alla difficoltà di tradurre un concetto in termini matematici, anche quando hanno afferrato benissimo il problema. Le capacità di codifica e decodifica sono forse il principale obiettivo nell’insegnamento della matematica ed hanno bisogno di essere insegnate ed allenate, senza sostituirsi al bimbo durante l’interpretazione, ma aiutandolo a fare da solo.

Difficoltà di contestualizzazione: i problemi di contestualizzazione sono quelli che più spesso vengono scambiati per concettuali. Semplicemente il bambino non capisce di quale argomento si stia parlando. Lo sforzo per costruire un contesto accettabile per il discorso, probabilmente fa perdere di vista anche le informazioni presenti nel testo, impedendo di memorizzarle e successivamente, apprenderle.

Fraintendimenti: prima di puntare su aspetti mnemonici o sul consolidamento delle procedure, l’adulto di riferimento deve sforzarsi di proporre nel quotidiano situazioni problematiche concrete. Una volta accertato che il bambino è completamente padrone della situazione, si può procedere con il consolidamento di particolari procedure, che non sono l’obiettivo ma il mezzo. Facciamo un esempio pratico: le tabelline. Esse sono il mezzo e non il fine per la risoluzione di un problema o di un’operazione.

Tanto è vero che, con studenti con difficoltà o disturbi specifici dell’apprendimento, come la discalculia, si usa tranquillamente un mezzo diverso, aggirando il problema del calcolo con l’uso della calcolatrice, evitando di memorizzare le tabelline e, nei casi più gravi, persino di imparare la procedura per eseguire la moltiplicazione a mano. Si pensi che, in alcuni paesi con una tradizione di primissimo piano nella matematica, le tabelline non vengono nemmeno insegnate, senza che questo abbia il minimo effetto negativo.

Cosa si può fare se un bambino ha evidenti difficoltà nell’apprendimento matematico?

Innanzitutto, rivolgersi ad un professionista preparato e competente: per prima cosa, è fondamentale lavorare sull’autostima e sulla motivazione del bimbo attraverso un approccio metacognitivo. Generalmente, il bambino discalculico o con difficoltà nell’ambito della matematica, ha un’intelligenza nella norma, ciò che lo caratterizza è una bassa autostima. Le sue reazioni emotive quando sbaglia sono reazioni naturali agli errori: egli si sente incapace, umiliato, frustrato e demotivato in maniera più o meno intensa a seconda che si trovi a scuola, in famiglia, fra gli amici.

Le attività proposte si basano sul potenziamento, allungando inizialmente i tempi di lavoro. Occorre compensare, facilitando, prevedendo attività che garantiscano il successo, fornendo strumenti, non solo spiegazioni. E’ fondamentale, cioè, che lo studente venga messo nelle condizioni di fare, attivando le proprie risorse. L’intervento deve essere graduale: dove sono richieste più regole per la soluzione di un compito, è necessario scomporre questo compito in unità elementari.

La parola chiave è “esperienza”: un’esperienza che offra occasioni di conoscenza, un “fare” nelle diverse situazioni correlato con il “porsi” domande, scoprire connessioni, provare strategie, darsi spiegazioni.

Ricordiamoci che la matematica è una forma di conoscenza che si inserisce in molteplici attività e non deve essere vissuta come disciplina a sé stante, ma in stretta relazione ad altri campi, dove tutto è finalizzato alla costruzione di saperi che intervengono attivamente sulle competenze trasversali del bambino.

 

Una “novella matematica”

I bambini amano ascoltare racconti: perché non provare con una lettura divertente che possa agevolare le loro competenze?

Un modo per introdurre e chiarire alcuni concetti matematici, attraverso la narrazione da parte di un adulto, rendendoli protagonisti attivi di ciò che stanno ascoltando.

Di seguito un mio racconto, una cuoca pasticciona alle prese con le equivalenze…

 

 

Lallasagna e la ciambella al cioccolato

Ci risiamo! Anche oggi la cuoca Lallasagna ha combinato il solito pasticcio.

Dopo aver rovistato tutto il mattino nella soffitta ammuffita, finalmente ha ritrovato il vecchio libro di ricette “La regina della cucina”.

-Allora…ciambella alla vaniglia…ciambella all’arancia…no…ciambella al cioccolato, eccola! -esclama Lallasagna felice.

Domani è domenica, andranno a trovarla sua figlia con i nipotini Dora e Matteo: sono molto ghiotti di dolci e la torta sarà una vera sorpresa. Lallasagna mette gli occhiali e comincia a leggere a voce alta.

-Di facile preparazione…ingredienti: farina 0,3 Kg, cioccolato fondente 20000 cg, zucchero 2000 dg, 26 dag di uova a temperatura ambiente, 1,85 hg di olio di semi di girasole, latte intero 13500 cg, lievito in polvere 8000 mg, 1000 mg di sale. Che strane dosature…ero solita vederle in grammi…-borbotta la cuoca, leggermente confusa.

Ma oramai è decisa: la ciambella si farà.

Comincia a vagare in cucina alla ricerca delle pentole, degli ingredienti e soprattutto della bilancia, altrimenti come peserà i componenti?

-0,3 Kg di farina… quanto sarà? 3 Kg forse? Ok…poi cioccolato fondente 20000 cg? Vorrà dire 2 Kg, certamente! Quante uova? 26? Mi sembrano tantine, comunque le dovrei tenere in cantina. Uno strano libro…uno strano libro… -pronuncia Lallasagna scuotendo continuamente la testa.

Nel frattempo suonano alla porta. E’ il postino Ugo che ha un pacco da consegnare.

Subito la cuoca ne approfitta per chiedere informazioni.

-Ugo, scusa, sto preparando una torta per i miei nipotini golosi, ma il ricettario è datato, sicuramente ha utilizzato una terminologia diversa per ciò che riguarda gli ingredienti…qui per esempio dice…1,85 hg di olio di semi di girasole…secondo te, quanto potrà essere ad occhio e croce (sigh!)? -chiede Lallasagna.

-Beh, io non sono un grande intenditore, ma presumo all’incirca 1 litro e mezzo…poi non so se l’olio di semi di girasole è pesante come quello di oliva che uso per condire…magari pesa il doppio…o il triplo…oppure no…magari è vero il contrario…dai, fai 2 litri e non se ne parla più -risponde Ugo.

La cuoca ringrazia il postino e prosegue la preparazione del dolce.

-Latte intero 13500 cg…che vorrà dire? Boh… -e comincia a versare il latte a caso.

-Lievito in polvere 8000 mg…a mio avviso sono 8 etti -e giù con il lievito.

-Infine 1000 mg di sale…Ovvero 1 etto? Non sarà troppo? Ma se lo dice il ricettario… -pensa Lallasagna.

Comincia ad impastare fra loro tutti gli ingredienti nel grande pentolone.

Ben presto capisce che qualcosa non ha funzionato. La matematica, specie le equivalenze, non sono mai state il suo forte. Cuoca Lallasagna scoppia a piangere: domani cosa presenterà ai suoi nipotini Dora e Matteo?

Ci vorrebbe l’aiuto di qualche bambino…

Volete provare a risolvere le equivalenze e trasformare correttamente in grammi tutti gli ingredienti del ricettario? Forse Lallasagna è ancora in tempo per rimediare al danno culinario!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *